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Lo dico francamente, sono poco interessato a fare grandi discorsi sulla poesia e sui poeti di oggi, se la “nuova arcadia” sia facebook, come affermato da Renzo Paris su Il Venerdì di Repubblica del 10 giugno u.s., o se i molti scrittori di versi molto spesso leggano solo sé stessi, affermazione che, purtroppo, ha anche un suo fondamento di verità.

Quello che è assolutamente certo è che le nuove tecniche e i nuovi strumenti informatici rendono del tutto obsoleta la vecchia immagine del “poeta”, chiuso in sé stesso o in piccoli circoli letterari, la cui voce era ingigantita e portata all’aperto dai tradizionali mass media (giornali, riviste letterarie ecc.).

Oggi tutto sembra essere alla portata di tutti e i libri possono essere prodotti ad un costo accessibile, ma, in alternativa, ci sono anche scrittori di versi che riempiono le pagine dei social network: c’è posto per tutti!

La qualità? Ognuno sceglie la propria: c’è la democrazia più assoluta!

Preso atto di questo, ognuno deve trovare la sua strada. Per quanto mi riguarda, so che rendere pubblico me stesso, la profondità delle mie ragioni e dei miei sentimenti, è una scelta importante, per certi aspetti anche dolorosa, ma soprattutto impegnativa: non si può barare, non si possono spacciare agli altri monete false, bisogna sempre essere sè stessi e vivere quello che si afferma.

Ovviamente tutto questo non è garanzia di qualità o capacità poetica: il lavoro sulle parole è duro, la sintesi tra forma e contenuto è sempre difficile da ottenere.

Poi c’è la scelta della “platea” a cui si parla e ai modi con cui comunicare, che sono strettamente connessi ai mezzi a nostra disposizione.

Personalmente la scelta l’ho fatta: in prima battuta è quella con cui condivido le quotidiane battaglie a favore dei lavoratori, a partire dall’organizzazione in cui milito, la Uiltucs.

Ma, ovviamente, il discorso e l’invito ad una riflessione, sia su di noi che sulla società in cui operiamo, è aperto a tutti.

Sul sito continueremo a parlare ancora di poesia, non solo quella scritta da noi  – limitarci a questo sarebbe semplicemente un brutto esercizio di narcisismo-, ma riferendoci anche ad esempi molto alti, che possono aprire i nostri orizzonti.

Per questo siamo contenti, questo mese, dell’occasione fornitaci dal prof. Giuseppe Masera di tornare a parlare dei “laboratori di poesia” ideati e realizzati dal grande poeta del Nicaragua, Ernesto Cardenal (1), e lo faremo con un apposito articolo su questo numero.

 

  • A questo proposito vedi “A scuola di poesia con Ernesto Cardenal”, articolo apparso diviso in due parti sul numero 13 (ottobre e novembre 2015) e sul numero 14 (dicembre 2015) di questo sito.

 

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