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Questa volta parliamo di Mark Strand, poeta canadese morto a New York a fine novembre, vincitore del Pulitzer nel 1999 e definito giustamente “una delle massime voci della poesia contemporanea”.

Non ci vogliamo qui attardare ad “incasellare” Strand in una qualche corrente poetica contemporanea. Il nostro scopo è quello di invitare alla lettura, a partire da alcune sue poesie, che ce ne fanno apprezzare l’originalità e la profondità ( gli Oscar Mondadori hanno pubblicato una importante raccolta di tutte le sue poesie: L’uomo che cammina un passo avanti al buio, 2011).

Vogliamo, però, brevemente citare una sua video intervista rilasciata, nel maggio scorso, a Luigia Sorrentino e pubblicata in poesia.blog.rainews.it

In questa intervista spiega come è arrivato a scrivere versi partendo dalla sua preparazione di studente d’arte “…Prima davo forma alle immagini e in un secondo momento davo forma alla poesia. Deve esserci molta armonia tra la prima linea, quella centrale e quella alla fine, proprio come in un quadro, tutti gli elementi si uniscono…”.

Altro impegno, nello scrivere, è quello di dare forma alla irrazionalità perchè “… devi essere capace di trasformare l’irrazionalità in qualcosa che abbia una forma. In altre parole devi permettere al lettore di sperimentare l’irrazionale, non in un modo programmato, ma in maniera formale. Perché, in generale, non viviamo le nostre vite in modo razionale, le nostre vite sono dominate dagli incidenti, e molto spesso siamo motivati da forze irrazionali che non comprendiamo“.

Di seguito riportiamo due esempi delle sue composizioni:

Mare nero
da “Man and camel”

Una notte chiara, mentre gli altri dormivano,
ho salito
le scale fino al tetto della casa e sotto un cielo
fitto di stelle ho scrutato il mare, la sua distesa,
il moto delle sue creste spazzate dal vento, divenire
come pezzi di trina gettati in aria. Sono rimasto nella lunga
notte piena di sussurri, aspettando qualcosa, un segno, l’avvicinarsi
di una luce lontana, e ho immaginato che tu venivi vicino,
le onde scure dei tuoi capelli mescolarsi col mare,
e l’oscurità è divenuta desiderio, e desiderio la luce che approssimava.
La vicinanza, il calore momentaneo di te mentre rimanevo
su quell’altezza solitaria guardando il lento gonfiarsi del mare
rompersi sulla riva e in breve mutare in vetro e scomparire…
Perché ho creduto che saresti venuta uscita dal nulla? Perché con tutto
quello che il mondo offre saresti venuta solo perché io ero qui?

(dal sito di Paolo Gironi, Another stupid website)

TENERE INSIEME LE COSE

In un campo
io sono l’assenza
del campo.
È
sempre così.
Ovunque io sia
io sono ciò che manca.
Quando cammino
divido l’aria
e sempre
l’aria rifluisce
a riempire gli spazi
in cui era stato il mio corpo.
Abbiamo tutti motivi
per muoverci.
Io mi muovo
per tenere insieme le cose.

Terminiamo questa breve presentazione con una poesia sullo scrivere versi, molto
bella e penetrante:
da Il futuro non è più quello di una volta


1) Se un uomo capisce una poesia,
avrà dei problemi.

2) Se un uomo vive insieme ad una poesia,
morirà solo.

3) Se un uomo vive insieme a due poesie,
ne tradirà una.

4) Se un uomo concepisce una poesia,
avrà un figlio in meno.

5) Se un uomo concepisce due poesie,
avrà due figli in meno.

6) Se un uomo si vanta delle sue poesie,
verrà amato dagli stolti.

7) Se un uomo lascia che le sue poesie vadano in giro nude,
avrà paura della morte.

8) Se un uomo ha paura della morte,
verrà salvato dalle sue poesie.

9) Se un uomo non ha paura della morte,
le sue poesie forse lo salveranno forse no.

10) Se un uomo finisce una poesia,
si immergerà nella scia bianca della propria passione
e verrà baciato dalla pagina bianca.

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