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di Antonio Vargiu

Partiamo dal “PROLOGO”” del Vangelo di Giovanni:

(Gv 1, 1-14)

1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

2 Egli era in principio presso Dio:

3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;

5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.

6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.

7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

8 Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.

9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.

11 Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.

12 A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,

13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.

 

Questo è il significato del Natale per i cristiani: un dio che si fa carne, uomo tra gli uomini.

L’esplosione delle luci con cui si accompagna il ricordo della nascita dell’unto del Signore, del re che non pretende di avere sudditi o di dominare sono espressioni di gioia da parte di chi, nei secoli, ha attesola luce vera, quella che illumina ogni uomo“.

Ma oggi ci si ripropone una domanda molto attuale: c’è ancora un “popolo” in attesa o abbiamo scelto  di vivere solo in una quotidianità opaca e senza fini, cercando solo  di dare risposte ai nostri istinti immediati e ai nostri egoismi?

Le cronache di ogni giorno parlano della nostra difficoltà a superare questi limiti. Ma non per questo deve venire a mancare la nostra speranza.

Come accogliere oggi questo annuncio di un avvenimento così straordinario?

L’Emanuele (= dio con noi) (1).

Chi è il salvatore, il Cristo, l’”unto del Signore”.(2).

Ma chi è questa persona? E’ un uomo potente, un uomo ricco, un capo di stato o alla guida di formidabili armate per ammutolire ogni oppositore?

No, è il dio creatore che si è incarnato nella nostra umanità, in una famiglia non altolocata nè privilegiata, di nobili ma decadute origini e questo per tanti è sempre stato oggetto di scandalo,.

Rileggiamo, a questo proposito il vangelo di Luca, di sconvolgente attualità:

“…Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo ( Luca 2, 1-7)”.

 

(presepe palestinese)

 

Il Natale oggi.

Nel mondo.

Ancora e dappertutto, risuona il grido di dolore di bambini innocenti uccisi nelle numerose guerre che insanguinano il nostro mondo o sfruttati o trattati come schiavi in condizioni disumane, per la guerra per il lavoro o per il sesso.

Purtroppo è sempre attuale il ricordo della strage, avvenuta tanti anni fa per mano di Erode. Tragicamente si adempì quanto detto per bocca del profeta Geremia:

Un grido è stato udito in Rama;

un pianto e un lamento grande:

Rachele piange i suoi figli

e non vuole essere consolata,

perché non sono più (Mt 2, 16-18)”.

Ma vittime di violenze e sopraffazione continuano ad essere anche le donne, troppo spesso violentate ed umiliate, anche se sono e continueranno ad essere la spina dorsale della nostra vita sociale.

In Italia

Riproponiamo, anche per quest’anno, una delle immagini già scelte per il nostro presepe del Natale 2018: una donna con bambino cacciata dal Cara di Crotone e buttata sulla strada dopo l’abolizione dei visti umanitari da parte del decreto “sicurezza” dell’allora ministro dell’interno Salvini.

“E’ finita la pacchia” lo slogan che andava per la maggiore tra le forze politiche: la “cacciata” dei poveri e degli stranieri ne è stata l’attuazione pratica.

Pensiamo di lasciare ancora queste persone abbandonate per le strade del nostro paese?

Se vogliamo, poi, attualizzare ancora di più la situazione dei poveri nel nostro paese, le “fredde” statistiche ci indicano come la “povertà assoluta” (1) (1) per povertà assoluta si  intende l’incapacità ad accedere ad un paniere di servizi ritenuti essenziali, ad esempio una casa, il cibo, il pagamento delle bollette ecc.) sia in aumento.

L’Istat ci dice che nel 2022 sono entrati  in condizione di povertà assoluta  più  di  2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale da 7,7% nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% in crescita dal 9,1% dell’anno precedente).. Questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione.

Persone povere che sono anche lavoratori, con retribuzioni saltuarie o così basse da non permettere una vita dignitosa. Molte di queste non le possiamo individuare da segni esteriori particolari, ma magari le vediamo fare la fila nelle mense della Caritas o nei centri di distribuzione di cibo delle varie organizzazioni di volontariato, che tentano di far fronte all’inerzia o all’indifferenza delle istituzioni dello Stato, che avrebbero il compito di prendersi cura dei suoi cittadini più deboli.

 

Natale per i credenti

Ed ecco che arriva il Natale, dopo un periodo di preparazione all’avvenimento e di cambiamento dei nostri cuori (l’ “avvento”). Natale è il giorno del compimento delle attese e dell’entrata di dio nella storia degli uomini, è il giorno dell’Emanuele (dio è con noi) e di Gesù (Yeshua’ in ebraico: dio salva). E’ ilo giorno quindi della gioia e delle luci.

Natale per i non credenti

Ma anche per i non credenti la celebrazione di un “natale”, di un giorno di nascita, che porta novità e rinnovamento, non può essere indifferente: è, infatti, un’occasione per superare pessimismi e fosche previsioni sul futuro, che oggi ci appare oscurato dalla scia di morti e di fratture sociali procurate dalle guerre, esplose ancora di più dopo la pandemia mondiale..

 

Allora è necessario che tutti ci rimettiamo in gioco in uno sforzo solidale –senza meschini calcoli di vantaggi di parte- e facciamo la nostra parte, perchè il cammino sarà comunque  duro.

Terminiamo ponendoci una domanda, chi è il mio prossimo?

 

 

La risposta è nel vangelo:

“34 Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. 35 Poiché ebbi fame e mi deste da mangiareebbi sete e mi deste da berefui forestiero e mi accoglieste, 36 fui ignudo e mi rivestistefui infermo e mi visitaste, fui in prigione e veniste a trovarmi“. 37 Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 E quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato? O ignudo e ti abbiamo rivestito? 39 E quando ti abbiamo visto infermo, o in prigione e siamo venuti a visitarti?”. 40 E il Re, rispondendo, dirà loro: “In verità vi dico: tutte le volte che lavete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me” (Matteo 25, 31-46).

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  • 1) Immanu’el, cioè עִמָּנוּאֵל, composto dalle parole: אל (El, che significa “Dio”) e עמנו (Immanu, cioè “con noi”).
  • 2) Cristo è un aggettivo di origine greca, che significa “unto”,
  • Cristo è la traduzione greca (dal greco antico Χριστός, Christós) del termine ebraico mašíakh (מָשִׁיחַ, «unto»), dal quale proviene l’italiano messia. Nel caso specifico designato “re di Israele”.

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