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1. L’ “abolizione” di Equitalia.

Alla fine, dopo i molti annunci, la decisione è stata presa: il consiglio dei ministri del 22 ottobre u.s. ha pubblicato il decreto fiscale, che prevede tra le varie misure l'”abolizione” di Equitalia.

E’ stato, quindi, confermato che l’ente sarà sciolto e, a partire dal primo luglio 2017, al suo posto sarà istituito da un altro denominato “Agenzia delle Entrate-Riscossione”, sottoposto all’indirizzo e alla vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Presidente dell’ente sarà il direttore dell’Agenzia delle Entrate.

Il presidente del consiglio, Renzi, ha così commentato: “Sono fiero e orgoglioso che questo decreto sia stato firmato”.

Lo stile, e le motivazioni, della decisione sembrano votate ad inseguire la propaganda dei “5 stelle”, le quali, sul loro blog, già a maggio mettevano le mani avanti: È una battaglia storica del M5S quella per l’abolizione di Equitalia che il Pd ha sempre osteggiato. Quando il Governo è stato messo alle strette da un progetto di legge del M5S, il deputato Pd Marco Causi ha presentato un emendamento per sopprimere il nostro testo, votato dalla maggioranza il 10 luglio 2014″.

Infatti, nell’immaginario degli italiani, Equitalia è il nemico non tanto più temuto, ma certamente il più odiato: perchè nella sua rete finirebbero non solo gli evasori fiscali, ma anche i normali contribuenti che per un disguido, una dimenticanza o un semplice ritardo, si trovano a dover pagare un conto salato o, peggio ancora, ad essere vittime di una procedura di riscossione coatta

E questo è anche, in minima parte, avvenuto. Ma, in realtà, chi propugnava l’abolizione di Equitalia lo faceva per ottenere, nello stesso tempo, la “rottamazione” delle cartelle esattoriali, cioè un vero e proprio condono.

Ma sarà così? Non sembra, almeno secondo le prime dichiarazioni del governo, che ha escluso ogni ipotesi di condono fiscale.

2. La politica del “Gattopardo”.

 

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Quello che è certo è che il nuovo ente avrà gli stessi compiti di quello che va a sostituire e seguirà le stesse regole. Procederà, quindi, con la riscossione tramite ruolo.

L’ “Agenzia delle Entrate-Riscossione”, continuerà, cioè, a ricevere dall’Agenzia delle Entrate le liste (ruoli) dei debitori con l’indicazione della somma da riscuotere e dell’ente creditore. L’Agenzia si occuperà della riscossione, anche coattiva se necessario, senza poter verificare se le pretese creditorie siano corrette o meno, senza poter verificare se ci sono“cartelle pazze”. Insomma, procederà alla vecchia maniera.

Non si capisce allora, perchè non si sarebbero potute semplicemente modificare le regole di funzionamento, le procedure e altri elementi della riscossione, senza necessariamente cambiare il nome dell’ente.

In più il trasferimento da un ente abolito ad un altro da creare sicuramente comporterà disguidi e ritardi, soprattutto nella lotta all’evasione, dai cui risultati, peraltro, ci si aspettano risorse importanti per il bilancio 2017 dello Stato.

Amaramente dobbiamo dire che, ancora una volta, la logica del “Gattopardo” (cambiare perchè tutto rimanga come prima) sopravvive ancora una volta: invece che alla serietà si pensa, forse, a come vincere, in modo surrettizio, il prossimo referendum costituzionale.

Noi non ci nascondiamo: tutta la questione tasse la guardiamo dal punto di vista dei lavoratori dipendenti, che sono quelli che pagano le tasse -e subito- al momento di percepire lo stipendio in busta paga.

Ci si dirà anche che non c’è più una così netta divisione di classe; che anche i lavoratori dipendenti hanno le case di proprietà, ecc.

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Nonostante questo, rimane il nodo cruciale quello sottolineato dalla Uil, a partire dal lontano 1984: io pago le tasse e tu?

La questione, a distanza di tanti anni, rimane irrisolta e per questo e poichè la necessità di risorse per mantenere i livelli di servizio che lo stato fornisce non è diminuita (anzi…), la nostra confederazione ha il dovere di riprendere con grande forza questa battaglia.

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