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Per continuare a parlare di che cosa sia la poesia oggi, abbiamo scelto di partire dalle opinioni -e dalle esperienze- di alcuni grandi poeti contemporanei. Il primo è Ernesto Cardenal, nicaraguense, prete e rivoluzionario. Della sua significativa biografia troverete una sintesi nel box qui accanto.
I temi affrontati vanno dalla denuncia delle dittature centroamericane alla meditazione religiosa sull’alienazione dell’attuale società dei consumi.
Innanzitutto un piccolo “assaggio” della forza e bellezza della sua poesia.
Salmo I *

di Ernesto Cardenal

Fortunato l’uomo che non segue le direttive del Partito
e non partecipa alle sue manifestazioni
e non si siede allo stesso tavolo con i gangsters
o con i Generali nel Consiglio di Guerra
Fortunato l’uomo che non spia il suo fratello
o denuncia il suo compagno di scuola
Fortunato l’uomo che non legge gli annunci pubblicitari
e non ascolta le loro radio
e non crede nei loro slogan

Sarà come un albero piantato accanto a una fonte

* da Salmos 1964, traduzione di Antonio Melis

CANTICO COSMICO
Ernesto Cardenal
Nascevano, crescevano e morivano le stelle.
E la galassia andava acquistando forma di fiore
come oggi la vediamo nella notte stellata.
La nostra carne e le nostre ossa vengono da altre stelle
e anche forse da altre galassie,
siamo universali,
e dopo la morte contribuiremo a formare altre stelle
e altre galassie.
Di stelle siamo fatti e alle stelle torneremo.

Treno più acuto man mano che si avvicina.
E gli oggetti celesti più azzurri nell’avvicinarsi
e più rossi nell’allontanarsi.
Perché è nera la notte…
È nera a causa dell’espansione dell’universo.
Altrimenti tutto il cielo brillerebbe come il sole.
E non ci sarebbe nessuno per vedere quella notte.
E le galassie verso dove muovono?
In espansione come il fumo che il vento disperde.
La seconda legge della termodinamica:
Questo costante fluire della luce verso le tenebre.
Dell’amore verso l’oblio.
Lui aveva 20 anni, lei 15 o circa 16.
Illuminazione nelle strade e nel cielo. Il cielo
quello di Granada.
Fu l’ultimo addio,
e fu allora che lui declamò Neruda per lei:
«… i versi più tristi questa notte».
«La notte è stellata
e tremano azzurri gli astri in lontananza».
Due esseri si separarono per sempre.
Non ci fu nessun testimone di quell’addio.
Le due direzioni sempre più divaricate
come stelle che si muovono verso il rosso.
Ho pensato a te, di nuovo, perché la notte è stellata
e vedo tremare gli astri lassù in quella luce azzurra.

 

(Poesia tratta dalla raccolta Cantica 4 – Espansione; traduzione dallo Spagnolo di Martha Canfield)

 

BIOGRAFIA

Ernesto Cardenal Martínez (Granada, 20 gennaio 1925) è un poeta, sacerdote e teologo nicaraguense. Protagonista della rivoluzione in Nicaragua del 1979, è tra i massimi esponenti della teologia della liberazione: è stato il fondatore della comunità religiosa di Solentiname. Nato in una ricca famiglia di Granada, studiò Lettere prima all’Università di Managua e poi, tra il 1942 e il 1946, in Messico. Si trasferì poi a New York per completare gli studi (1947 – 1949) e fino 1950 viaggiò attraverso l’Italia, la Spagna e la Svizzera. Tornato in patria, militò nella resistenza contro il regime di Anastasio Somoza García, sostenuto dagli Stati Uniti, e nel 1954 partecipò alla Rivoluzione di Aprile, un tentativo fallito di mettere fine alla dittatura in Nicaragua. Convertitosi al cattolicesimo nel 1956, Cardenal decise di entrare come novizio nel monastero trappista di Nostra Signora a Gethsemani (in Kentucky), dove fu discepolo del religioso e poeta Thomas Merton. Lasciò l’abbazia nel 1959 per completare gli studi teologici a Cuernavaca, in Messico, dove venne ordinato sacerdote nel 1965. Fu co-fondatore della comunità religiosa di Solentiname, su un’isola nel Lago Nicaragua, dove predicò la non-violenza appresa da Merton e dove fondò anche una colonia di artisti primitivisti. Scoperta la sua appartenenza al Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN), fu costretto a rifugiarsi all’estero: divenne ambasciatore dell’opposizione sandinista all’Avana (Cuba). Il 19 luglio 1979 entrò a Managua con le truppe rivoluzionarie abbattendo il regime di Anastasio Somoza Debayle (figlio del precedente presidente); venne nominato ministro della Cultura dal nuovo governo guidato da Daniel Ortega. Nel 1983, durante la sua visita in Nicaragua, papa Giovanni Paolo II lo invitò pubblicamente a dimettersi: essendosi rifiutato, fu sospeso a divinis. Continuò a rivestire la carica fino al 1987, quando il suo ministero venne soppresso per ragioni finanziarie. Nel 1989 Ernesto Cardenal e Dietmar Schönherr hanno fondato, a Granada, la Casa de los Tres Mundos, un progetto di cultura e sviluppo. Cardenal abbandonò il FSLN nel 1994, in polemica con quella che lui interpretò come deriva autoritarista nella gestione del partito da parte di Daniel Ortega.

 

 

 

PROLOGO
di Ernesto Cardenal

Circa due anni fa, durante un viaggio in Italia ho incontrato il Dr. Giuseppe Masera, primario di un ospedale pediatrico vicino a Milano. Il dottore mi aveva voluto incontrare per propormi un progetto che prevedeva l’insegnamento della poesia ai bambini malati di leucemia in Nicaragua.

Da vari anni questo illustre medico visitava periodicamente il Nicaragua, portando consulenze tecniche ed aiuti finanziari per questi bambini ricoverati nell’ospedale pediatrico La Mascota, il cui primario era il nostro grande poeta e medico Fernando Silva. Immagino che il Dr. Masera fosse informato dell’ampio programma di laboratori di poesia che avevamo sviluppato durante la rivoluzione, quando ero Ministro della Cultura.

Durante il nostro incontro in Italia, mi spiegò che i bambini malati di leucemia sviluppavano una grande creatività e facilità di espressione, quindi riteneva che potessimo provare ad insegnare loro a fare poesia, un esperimento che poteva avere un alto valore terapeutico, oltre a rappresentare una sorta di piano-pilota, che avremmo, in seguito, potuto estendere ad altri paesi dell’America Centrale. Devo dire che accettai immediatamente la proposta del Dr. Masera.

Sin dall’inizio, durante questa prima conversazione, pensammo che avremmo potuto contare sull’appoggio di mia nipote Claudia Chamorro, che il Dr. Masera avrebbe incontrato di lì a poco in Europa e che desiderava aiutare i bambini malati di leucemia, perché aveva perso suo figlio Tolentino a causa di questa malattia (come racconta molto bene nel suo commovente libro Tiempo de Vivir).

Così fu … Un anno dopo l’inizio del progetto, anche grazie all’aiuto di Claudia Chomorro, stiamo pubblicando questa prima selezione di ciò che è stato prodotto al suo interno.

Per questo laboratorio mi sono stati molto utili tre libri scritti dal poeta nordamericano Kenneth Koch. Uno di essi, I Never Told Anybody, parla proprio di un laboratorio poetico che il poeta ha curato in un ospizio di New York, in cui insegnava a scrivere poesia (e, molto spesso, buona poesia) a persone che non solo avevano un’età avanzata, ma, in molti casi, anche vari acciacchi e dolori: alcuni erano costretti su una sedia a rotelle, altri si lamentavano per l’artrite o per i reumatismi, altri ancora erano sordi o di cattivo umore, oppure si addormentavano improvvisamente.

Altri due libri di Kenneth Koch, Rose, Where Did You Get That Red? e Wishes, Lies, And Dreams, parlano di numerosi laboratori di poesia (anch’essi con risultati eccellenti), che l’autore aveva proposto ai bambini nelle scuole.

In questi libri, Koch presenta vari metodi che ha utilizzato per far sì che bambini o anziani scrivessero buona poesia.

Uno di essi, ad esempio, consiste nel mostrare una poesia dedicata ad un animale, come la famosa poesia di William Blake a una tigre, e poi chiedere ad ognuno di scrivere una cosa qualsiasi su un altro animale (allora, i bambini creavano con grande entusiasmo poesie su un cane, un coniglio, un gatto, una farfalla).

Un altro metodo consiste nello scegliere un tema particolare come, ad esempio, il mare, o, altre volte, dire agli alunni di iniziare una poesia con le parole: Vorrei…oppure Ricordo… oppure Ho sognato… (cui seguiva tutto quello che l’alunno voleva scrivere).

Altrimenti, si può suggerire loro di creare una poesia divisa in due parti: la prima che inizia con la parola Prima, e la seconda, in contrapposizione, con la parola Adesso.

Un’altra possibilità, è, invece, suggerire di scrivere una similitudine, una qualsiasi che venga loro in mente, anche se è folle.

Nel caso in cui gli alunni si rifiutino di scrivere, Koch propone di fare una poesia collettiva, in cui ogni verso venga dettato da una persona diversa, ed il risultato finale può essere molto suggestivo o divertente, e normalmente serve a stimolare tutti a scrivere individualmente.

Comunque, devo dire che, benché questi metodi siano molto validi, nel nostro laboratorio poetico ne abbiamo avuto bisogno solo raramente. Generalmente, infatti, è sufficiente leggere vari esempi di poesia, scritti da bravi poeti nicaraguensi o provenienti da molte altre parti del mondo, e poi distribuire carta e matita e dire agli alunni di scrivere ciò che vogliono.

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