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Storia di una felicità troppo breve.

di Antonio Vargiu

Sicuramente questa pandemia ci ha reso più poveri: non solo per il pauroso crollo delle economie dell’intero pianeta, che ha comportato e comporterà il ripiombare di milioni di persone in una brutale povertà, ma anche per la perdita di risorse intellettuali molto importanti per tutta l’umanità: dal campo scientifico a quello umanistico e artistico, dai sognatori ai lucidi pensatori razionali.

Esempi ce ne sono molti e se ne possono trovare facilmente, sulla stampa e nella rete.

Tra questi non possiamo non annoverare Luis Sepulveda, stroncato da questa terribile pandemia il 16 aprile 2020 in un ospedale ad Oviedo.

Sepulveda è il grande scrittore, di cui tutti conoscono almeno il film “la Gabbianella e il gatto” tratto da un suo celebre romanzo (1) .

Su questo sito ne avevamo parlato come marito di Carmen Yanez, poetessa cilena più volte segnalata ai nostri lettori con la pubblicazione di alcune sue poesie (2).

Carmen e Luis coppia di giovani impegnati nella costruzione del nuovo Cile di Salvador Allende, sposati con un figlio, perseguitati torturati e fuggiti in esilio in modi e tempi che hanno causato una drammatica separazione delle loro vite.

Adesso anche il loro rocambolesco ritrovarsi ha avuto drammaticamente fine.

 

La vita e la scrittura: quale il giusto equilibrio?

Una piccola polemica.

E’ quella aperta da Giancarlo Cavallo sul sito Potlach, con un articolo uscito poco più di anno fa:

“Quello di Carmen è uno di quei casi in cui la biografia del poeta rischia di sopraffare il valore reale della sua poesia. L’attenzione del pubblico, infatti, viene focalizzata su quegli elementi che possono sembrare più vendibili (eh sì, l’essere scampata ai torturatori di Pinochet può fare audience, che tempi! – ovviamente lungi da me l’idea che non si debba esecrare in ogni occasione possibile gli orrori del fascismo e del nazismo, in qualunque paese e latitudine!), fino al paradosso di titoli di giornale che la presentano come “La moglie di Luis Sepúlveda” (cosa effettivamente vera, ma voi immaginereste il contrario “Il marito di Carmen Yáñez”? – ebbene sì! ndr). Sarebbe un grave errore, oltre che una mancanza di rispetto per un lavoro che ha visto nel tempo venire alla luce tante sillogi pubblicate sia in spagnolo che in varie traduzioni. Questo mio intervento proverà a suggerire a coloro che amano la poesia qualche elemento per esaltare il vero valore letterario dell’autrice cilena, che, per fortuna del lettore italiano, si può riscontrare nelle numerose raccolte pubblicate in Italia dall’editore Guanda…”.

Un nostro modesto e personale parere.

Certamente siamo d’accordo sul fatto che gli episodi riguardanti una vita forzatamente avventurosa possono “sopraffare” – in una opinione pubblica non abituata a “coltivare” normalmente la lettura dei poeti moderni- i contenuti e la forma delle poesie di Carmen Yanez.

Vogliamo, però, continuare a sottolineare come un vero poeta non può “bluffare” e nel torrente delle sue espressioni non potrà non portare –nella trasparenza delle sue acque- la sua esperienza di vita, nei momenti più belli ma anche nei suoi aspetti più dolorosi e tragici.

Mentre nei prossimi numeri sicuramente torneremo ad analizzare secondo criteri di critica letteraria gli scritti della Yanez, in questo articolo vogliamo ricordare Carmen e Luis per il loro avventuroso amore, mirabilmente espresso in alcune loro poesie.

In versi un amore contrassegnato dalla tragedia della dittatura di Pinochet (3).

Una poesia scritta da Carmen Yanez ci riporta ai lutti che hanno colpito la loro generazione, vittima del colpo di stato fascista di Pinochet.

La riportiamo con i commenti di Patrizia Caffiero dal blog “Zona di disagio”

“Così, nella raccolta “Terra di mele” (2006) aveva fatto con la poesia “Cenotafio”. Il titolo stesso, di matrice greca, annuncia la scelta dell’autrice di far assurgere il doloroso ricordo dei suoi giovani amici uccisi dai militari di Pinochet al colmo dei loro sogni e degli ideali più puri a uno spazio più grande, un olimpo degli eroi sacrificati, consegnandoli all’eternità.

Erano giovani i morti della mia generazione.
Ridevano, colmavano gli spazi,
bruciavano le loro candele,
nemmeno ci pensavano alla morte.
Nel ventre, il seme
nelle volontà, un’utopia.
Nell’ora dell’insolente daga
li sorprese l’odio negli occhi della bestia
Erano giovani i morti.
Poi se ne andarono chissà dove
con tutti i loro semini.
La verità è che mi restano solo
le loro risate quando accendevano le torce
per illuminare i sentieri.
E alla fine: un pozzo profondo d’oblio
un calcestruzzo di farisei
un altro foglio negli scaffali della storia
Loro perseverarono.
Tenaci nella loro morte senza resa
irrompendo per sempre nella memoria.

L’effetto che il lettore subisce è intenso: lo stile composto ed elevato della poesia non lo trattiene dall’empatizzare con quel dolore; al contrario, lo invita a legarsi più strettamente ad esso”.

 

Una poesia d’amore di Luis Sepulveda per Carmen.

Scritta in occasione del loro reincontrarsi e del loro “secondo” matrimonio: poesia pubblicata da Vanity Fair on line, cosa che non ci scandalizza, ma che invece ci fa piacere e che dimostra come la poesia possa oggi viaggiare anche attraverso i più inaspettati canali di Internet.

 La más bella historia de amor/La più bella storia d’amore.  (Luis Sepulveda da Vanity Fair)

L’ultima nota del tuo addio
mi disse che non sapevo nulla
e che arrivavo
al tempo necessario
di imparare i perchè della materia.
Così, fra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
raddoppiano la fame dell’orecchio
Che è la strada e la polvere
la ragione dei passi.

Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.

Che due più due
può essere un pezzo di Vivaldi.
Che i geni gentili
stanno nelle bottiglie di buon vino.

Una poesia d’amore di Carmen Yanez per Luis.

Chiudiamo l’articolo facendo precedere una poesia scritta da Carmen nel 2013  dal  racconto delle ultime settimane di vita di Sepulveda.

Il dolce ricordo della moglie

Sebbene ormai avesse un’altra nazionalità, Luis era un hombre cileno e in Cile voglio riportarlo. Era nato nel nord del Cile, ma è in Patagonia che voleva tornare” ricorda la poetessa Carmen Yanez. La moglie condivideva, in Italia, la stessa casa editrice del marito, Guanda. I due avevano contratto il Covid insieme in Portogallo, dov’erano ospiti di un recente festival di letteratura.

Dopo che gli era stata diagnosticata una polmonite nel centro medico a cui ci eravamo rivolti ed è risultato positivo al Covid 19, un’ambulanza ci ha portato nell’ospedale di Oviedo. È andato a letto sulle sue gambe, all’inizio non sembrava così grave. Lo sentivo al telefono, era felice perché i miei sintomi erano più lievi e perché io ero risultata negativa al tampone, ma poco dopo si è aggravato (…) Sembrava avere vinto, l’ultimo tampone era negativo ma sono subentrate delle complicazioni. Quando sarà possibile organizzeremo una piccola cerimonia di addio perché tutti i suoi figli e i suoi nipoti e i suoi amici possano salutarlo. E poi lo porteremo in Patagonia” così lo ricorda la poetessa tra le pagine di Repubblica.

Oggi, sabato 18 aprile 2020, Rianimazione letteraria ci propone una poesia di Carmen Yanez, poetessa e attivista politica e moglie di Luis Sepulveda. “Vorremmo che leggeste questa poesia mentre riecheggiano come monito le parole del marito scrittore appena mancato: ‘Non serve a niente una porta chiusa: la tristezza non può uscire e l’allegria non può entrare’. Lasciamo aperte le nostre porte che entri la luce” commenta Livia Santini di Rianimazione letteraria.

 

 

 Certezze

Ci sei;
i gerani, le azalee,
la raccolta dei frutti
dell’estate del tuo amore
mi dicono dolcemente il tuo nome.

Ci sei;
i tuoi passi,
la scala che scricchiola deliziosa,
il tuo silenzio rumoroso
lassù in soffitta.

I fantasmi che ti spiano
le parole che incontrano le tue parole,
il tuo desiderio,
storie che entrano nella tua luce.

La tua rabbia,
una tempesta che scema con la sera calma.

Così scrivi per i giusti, degli stolti;
così la tua voce corre sui cornicioni.

Mi sei, mi esisti
ed è ora che devo
proteggerti lo sguardo.

È il tempo plurale
nostro,
il pretesto per parlare ancora d’amore.

È la sera sulla pelle
dorata di sole e anni.

È dolcezza che scorre ancora e non so
fino a quando nelle vene
di questo nostro piccolo mondo.

Da Latitudine dei sogni (Guanda, 2013), trad. it. Roberta Bovaia

 

 

  1. Luis Sepulveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Salani editore, 1996.
  2. Diario (d’amore, di lotta e..), Carmen Yanez: tra il dolore passato e la felicità dello scrivere in versi, Antonio Vargiu, n.2 ottobre 2014, www.antoniovargiu.it;  Diario (d’amore, di lotta e..), Carmen Yanez: dal labirinto del dolore all’amore  come senso profondo della vita, Antonio Vargiu, n.35 settembre 2017,     www.antoniovargiu.it.
  3. L’11 settembre del 1973 Pinochet tradì il presidente costituzionalmente eletto del Cile, Salvador Allende, instaurando una dittatura fascista.

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