Print Friendly, PDF & Email

In questo 1 maggio 2022 che ci offre molti spunti di riflessione, abbiamo deciso di riproporre un editoriale del 2019 con la storia della nascita di questa giornata speciale per il lavoratori.

Perchè proprio in questi momenti è necessario riflettere ed avere ben chiaro le origini dei fatti. Buona lettura.

Obiettivi rivendicativi e orgoglio “di classe”.

“Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” fu la parola d’ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza.

La decisione sul 1° maggio.

Il 20 luglio 1889 a Parigi, durante il congresso della Seconda Internazionale, fu operata la scelta:

“Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi”.

haymarket-riot

La motivazione scaturì dall’episodio drammatico avvenuto tre anni prima: infatti il 1° maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago era stata repressa nel sangue. Il 1° Maggio 1886 in dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400 mila lavoratori incrociarono le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo in 80 mila. Tutto si svolse pacificamente, ma nei giorni successivi scioperi e manifestazioni proseguirono e nelle principali città industriali americane la tensione si fece sempre più acuta. Il lunedì la polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti, provocando quattro morti. Per protesta fu indetta una manifestazione per il giorno dopo, durante la quale, mentre la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere il comizio, fu lanciata una bomba. I poliziotti aprirono il fuoco sulla folla. Alla fine si contarono otto morti e numerosi feriti. Il giorno dopo a Milwaukee la polizia sparò contro i manifestanti (operai polacchi) provocando nove vittime. Una feroce ondata repressiva si abbatté contro le organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, le cui sedi furono devastate e chiuse e i cui dirigenti vennero arrestati. Per i fatti di Chicago furono condannati a morte otto noti esponenti anarchici malgrado non ci fossero prove della loro partecipazione all’attentato. Due di loro ebbero la pena commutata in ergastolo, uno venne trovato morto in cella, gli altri quattro furono impiccati in carcere l’11 novembre 1887. Il ricordo dei “martiri di Chicago” divenne  simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata ad essa dedicata: il 1 Maggio.

“Lavoratori – si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 – ricordatevi il 1° maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l’Internazionale!”.

primo-maggio-allitaliana

Tra “festa” e giornata internazionale di lotta.

 

“C’è poco da festeggiare”: così iniziano spesso le ormai rituali presentazioni del 1° maggio da parte di diversi giornalisti. Così iniziano anche i più o meno “amichevoli” rimproveri rivolti ai sindacati confederali Cgil Cisl e Uil, accusati nello stesso tempo di impegnarsi in problematiche troppo generali (“politiche”) o di essere troppo rinchiusi nelle aziende (“difensori” dei lavoratori “privilegiati”)-

Magari sono gli stessi che, mentre esortano le confederazioni ad impegnarsi nella rappresentanza del lavoro più “precario”, sono indifferenti o addirittura favorevoli al taglio di risorse a loro disposizione, come nel caso della remunerazione di servizi svolti per la collettività, ad esempio i CAF (centri di assistenza fiscale), di cui peraltro i sindacati non detengono certamente il monopolio.

L’equivoco della denominazione del 1° maggio –giornata di festa o giornata di festa e di lotta- è nato certamente nel momento in cui la Repubblica italiana “fondata sul lavoro” ne ha fatto una festa nazionale. Ma anche in Italia il primo maggio ha avuto sempre una connotazione di lotta, anche se in alcuni periodi storici la ricorrenza non è stata sempre vissuta in maniera unitaria da Cgil Cisl e Uil.

 

1maggio704_700_01

Senza ripercorrerne tutte le tappe ricordiamo:

  • dopo il Primo maggio del 1947, segnato tragicamente dalla strage di Portella della Ginestra,quello del 1948 fu l’ultimo celebrato dalla Cgil unitaria. I prodromi della scissione sindacale si manifestarono proprio in occasione della festa del lavoro, che si svolse in un clima di acuta tensione dopo l’esito elettorale del 18 aprile.
  • dopo gli anni della divisione, le manifestazioni per il Primo maggio 1968furono lo specchio del momento di grande trasformazione che stava attraversando la società italiana. Quel Primo maggio, infatti, vide una straordinaria partecipazione delle masse studentesche. Si apriva allora un’intensa stagione di lotte, che accelerava il processo unitario. Nel 1970 il 1° maggio poté finalmente essere celebrato insieme da Cgil, Cisl e Uil. Le manifestazioni unitarie espressero in anni difficili la volontà dei lavoratori di opporsi al terrorismo e alla violenza.
  • la crisi dell’unità sindacale, la lacerazione in seno al movimento dei lavoratori ebbero poi puntuale riscontro nella piazza, dove si registravano ricorrenti episodi di contestazione a questo o quel dirigente sindacale. Si giunse così al 1984, quando per la prima volta dopo 14 anni, Cgil, Cisl e Uil celebrarono separatamente la festa del lavoro.
  • dal 1986 le tre confederazioni hanno ripreso a celebrarla in modo unitario.

 

primo-maggio-17-locandina-naz-copia

 

 

Il 1° maggio: il senso della tradizione.

Vogliamo ricordare la perenne validità delle motivazioni che hanno spinto ad istituire questo giorno internazionale di festa/lotta con le parole pronunciate da Giorgio Benvenuto a New York, in occasione dell’iniziativa della Fondazione Bruno Buozzi volta a ricordare, anche in terra americana, i valori insiti nella giornata del 1° maggio:

“Mai come in questo anno il Primo maggio prima ancora che una festa è una sfida: mantenere un valore sociale al lavoro nel corso dei cambiamenti epocali che ci investono guidati dalla rivoluzione tecnologica. Ma il Primo Maggio… è ancora attuale: è la festa internazionale per eccellenza in un mondo del lavoro senza confini ma con tante diseguaglianze, con tanti diritti offesi, con tante scelte difficili da compiere”.


Sarebbe davvero un peccato che la memoria di quanto è stato fatto nel passato non sia più di spinta a costruire il futuro. Ciò vale per l’Italia ma anche per gli Stati Uniti, terra calcata per decenni da generazioni di giovani e famiglie di emigrati italiani e di altre etnie che hanno saputo integrarsi, che hanno dato il loro contributo alla crescita economica, che hanno saputo conservare le loro tradizioni ma al tempo stesso si sono sentiti e si sono comportati da cittadini del Paese che ha offerto loro una grande opportunità.

 

          Layout 1        

 

 

I loro sacrifici e le loro lotte non sono per nulla diverse da quelle di coloro che sono rimasti nei Paesi di provenienza. Hanno la stessa cifra morale e civile: rendere più umana la società del lavoro. E l’influenza che idee, scelte, ricerche prodotte sulle due sponde dell’Atlantico sul tema del lavoro e dei diritti dei lavoratori costituisce un patrimonio comune che deve essere motivo di orgoglio per quanti si sentono dalla parte dei lavoratori.

Se c’è uno slogan per questo Primo Maggio utile ad indicare la necessità per i lavoratori e le loro rappresentanze di continuare ad impegnarsi come in passato forse è questo, semplice, diretto: “ora tocca ancora a noi”.

 

Share This: