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di Antonio Vargiu

qUESTO è l’inizio DI UN MIO ARTICOLO PUBBLICATO NEL NUMERO 45 (GENN.FEBBR 2019) DI QUESTO SITO, che esprime bene il mio rapporto con questa stagione.

E’ molto forte ed impegnativo leggere questo periodo dell’anno come metafora della nostra vita.

“Sta per finire, oramai, l’Inverno, tempo della pazienza, del dolore che scava l’anima, ma la leviga e la rende più splendente.

Non è certo una stagione morta, ma è quella in cui il seme che si è donato alla terra soffre dell’attesa della luce, ha nostalgia dell’acqua, dell’aria, del cielo.

Proprio per questi motivi non dite che l’inverno è una stagione morta: no, è la stagione che prepara la rinascita. Certo non è la stagione per chi si lascia cogliere impreparato, di chi non ha la pazienza dell’attesa e, per questo, è facilmente preda dello scoraggiamento.

Allora diventa centrale la solidarietà tra gli uomini: per affrontare le maggiori difficoltà del clima avverso e per prepararsi insieme a “risorgere”, a costruire un mondo più giusto, segnato dai colori dell’arcobaleno, dalla nuova alleanza, cioè, tra l’umanità e la natura”.

Naturalmente arricchiamo l’articolo scritto cinque anni fa con contributi che ci vengono da diversi poeti, “classici” o meno che siano. Di questi ci colpisce non la semplice descrizione degli “elementi atmosferici”, ma la profondità del pensiero sottostante.

 

Ecco quindi una piccola antologia, cui seguiranno alcune mie poesie.

 

Wang Ping, Albero Secco

Un albero secco
fuori dalla mia finestra
solitario
leva nel cielo freddo
i suoi rami bruni:
Il vento sabbioso la neve e il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell’albero
mi da pensieri di gioia,
da quei rami secchi
indovino il verde a venire.

Salvatore Quasimodo, Antico inverno

 

Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po’ di sole, una raggera d’angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d’aria al mattino.

 

Matsuo Bashō, Haiku

 

Languore d’inverno:
nel mondo di un solo colore
il suono del vento.

 

Salvatore Quasimodo, Antico inverno

 

Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po’ di sole, una raggera d’angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d’aria al mattino.

 

 

Attilio Bertolucci, Neve

 

Come pesa la neve su questi rami
come pesano gli anni sulle spalle che ami.
L’inverno è la stagione più cara,
nelle sue luci mi sei venuta incontro
da un sonno pomeridiano, un’amara
ciocca di capelli sugli occhi.
Gli anni della giovinezza sono anni lontani.

 

Fabrizio Caramagna, Lampioni

 

D’inverno ci sono i lampioni
più belli di sempre.
Si accendono presto
e hanno dita di luce nel buio.
Ma la gente ha le mani in tasca
e il passo veloce di chi non guarda.

 

Antonia Pozzi, Inverno

 

Fili neri di pioppi
fili neri di nubi
sul cielo rosso
e questa prima erba
libera dalla neve
chiara
che fa pensare alla primavera
e guardare
se ad una svolta
nascono le primule.
Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri,
la nebbia addormenta i fossati,
un lento pallore devasta
i dolori del cielo.
Scende la notte,
nessun fiore è nato
è inverno, anima,
è inverno.

 

Umberto Saba, Inverno

 

È notte, inverno rovinoso. Un poco
sollevi le tendine, e guardi. Vibrano
i tuoi capelli selvaggi, la gioia
ti dilata improvvisa l’occhio nero;
che quello che hai veduto – era un’immagine
della fine del mondo – ti conforta
l’intimo cuore, lo fa caldo e pago.
Un uomo si avventura per un lago
di ghiaccio, sotto una lampada storta.

 

Sara Teasdale, Stelle d’inverno

 

Sono uscita di notte, da sola;
il sangue giovane che scorreva al di là del mare
sembrava aver infradiciato le ali del mio spirito –
Duramente sopportavo il mio dolore.
Ma quando ho sollevato la testa
dalle ombre tremanti sulla neve,
ho visto Orione, verso est,
brillare costante come un tempo.
Dalle finestre della casa di mio padre,
sognando i miei sogni nelle notti d’inverno,
guardavo Orione quand’ero bambina
al di sopra delle luci di un’altra città.
Passano gli anni, passano i sogni, passa anche la giovinezza
il cuore del mondo sotto il peso delle sue guerre si spezza,
tutto è cambiato, tranne, verso est,
la fedele bellezza delle stelle.

 

Fabrizio Caramagna, Inverno

 

L’inverno.
Guardare dalla finestra
e fare a meno di un colore alla volta
fino al grigio, all’ombra,
alla convinzione
di essere ciechi.
Come è lontana la primavera.

 

Valerio Magrelli, Dicembre

 

Dicembre, il lavandino si è svuotato:
tutta la luce se ne è andata via,
finché il mese sfinito, prosciugato,
giunge al cospetto di Santa Lucia.
Nel tenebrore della siccità
le mattinate sgocciolano notte,
e col solstizio dell’oscurità
l’intero anno si contrae per ottenere
che lentamente, esile, torni
il moribondo flusso di corrente
ed un nuovo splendore inondi i giorni.
Solo così rinasce quel potente
getto di sole che rimette in moto
ruota, ciclo, marea, nascita, photos.

 

Mariangela Gualtieri, Cresce l’inverno

 

Cresce l’inverno sbattendo le persiane.
Porta i suoi venti intrattabili e
trampolini di gelo da cui cadiamo giù
rotti strappati un poco bastonati
dalle sue bassezze e giornatacce
senza uscite. Facinoroso inverno
rigonfio di parole sussurrate.
Prolifico arsenale. Granaio delle voci.
A chi è in ascolto – tu piaci.

 

Ed ecco sul tema alcune mie poesie

 

Non cerco le rose a gennaio

Non cerco le rose a gennaio,

mi basta la luna e le stelle

di ghiaccio sopra gli alberi spogli.

Non cerco le rose a gennaio,

ma non dire

che la stagione è morta.

 

La gloria delle foglie d’autunno,

il suono di mille violini,

sono solo un ricordo.

 

Ma quello che marcisce

sotto la coltre di neve,

oh, quello che marcisce

sotto la bianca coltre di neve,

non è invano.

 

Nel silenzio solo un uccello solitario,

ancora di più il nostro cuore,

in attesa dell’alba.

 

 

Notte di febbraio

C’è a volte un dolore nascosto

nella terra ammantata di neve,

nella luna solitaria,

nel volo di un uccello notturno,

nella corteccia rigonfia di linfa,

nel ricordo che nel cuore preme,

una notte di febbraio.

 

 

Bologna

Al gelido vento che azzurra la città

sembrano tutte trasparenti

le figure che popolano la piazza.

Il lento incedere dei bus un poco turba

la domanda di chi, nel freddo inverno,

stende la mano.

Da gioie e dolori cuori levigati

riflettono gli squilli del sole.

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