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Jobs act, pillole di novità…ma non di saggezza:è questo il giudizio della Uil.

“Jobs Act”: un’espressione sintetica per disegnare una legge in realtà molto complessa. E’ la legge 10 dicembre 2014, n.183.

Il governo, che l’ha proposta e fatta approvare, ne ha dato una valenza quasi “taumaturgica”: dovrebbe risolvere quasi tutti i mali di una disoccupazione crescente, in particolare dovrebbe servire a superare le “rigidità” del mercato del lavoro italiano.

E’ stato annunciato che le nuove norme sul contratto a tempo indeterminato entreranno in vigore dal 1° marzo.

Ma attenzione ai calcoli fasulli che saranno fatti sull’effetto di queste norme. Infatti tutti gli imprenditori le aspettano, perché è prevista –vedi legge di stabilità 2015-  una robusta decontribuzione dei nuovi contratti per tre anni!

Questa, e non l’attenuazione delle tutele dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori, sarà la molla per la crescita di contratti a tempo indeterminato.

Nel frattempo –vedi la Fiat- si fanno lavorare i neo assunti con le agenzie interinali o con altre forme di contratto precario!

I sindacati hanno fatto una serie di osservazioni critiche. Ma, in particolare, Cgil e Uil, di fronte a norme che tendevano a superare la piena tutela dello Statuto dei lavoratori, hanno anche dato vita a una serie di iniziative di lotta, culminate nello sciopero generale del 12 dicembre 2014.

Come dicevamo, la nuova legge sul lavoro è, in realtà, molto complicata. Riteniamo, quindi, che sia necessario, per non andare avanti a ragionare solo per slogan, conoscere bene i suoi contenuti e i motivi di estrema criticità che vi abbiamo riscontrato.

Solo così possiamo pensare di ampliare il fronte del dissenso alla legge e preparare un suo cambiamento nelle parti essenziali.

Per far questo abbiamo preparato una serie di “articoli/slide”, di cui oggi vi presentiamo la prima “puntata”.

 

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