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di Antonio Vargiu

Non è un fatto usuale che un Congresso sindacale, animato per di più da un vivace dibattito (con l’occasione si stava procedendo ad un rinnovo del gruppo dirigente nazionale), accetti di sospendere -sia pure per poco- il proprio dibattito per aprirsi a un momento di riflessione introdotto con un particolare linguaggio: quello della poesia.

E’ questo che è avvenuto a Milano lo scorso 8 ottobre, alla presenza di circa 900 delegati provenienti da tutta Italia. Crediamo che sia stato un buon contributo sia per i lavori congressuali che per la diffusione e popolarità della poesia.

 

La riproduzione testuale dell’avvenimento.

Qui di seguito riportiamo il testo delle poesie lette e delle brevi parole di introduzione.

 

Care delegate, cari delegati,

ho l’onore di presentarvi, come momento di riflessione, due mie poesie che spero vogliate apprezzare.

“Servi inutili”

L’espressione “servi inutili” è usata da Luca che racconta, nel suo vangelo, un episodio riguardante una delle prime missioni dei seguaci di Cristo.

Questi discepoli erano stati mandati ad annunciare la “buona notizia” in alcune città della Galilea, cioè nel nord di Israele

La “buona notizia” era un annuncio rivoluzionario: basti pensare al fatto che “proclamare l’anno di grazia del Signore” significava, tra le altre cose, chiedere di cancellare i debiti che opprimevano le classi meno abbienti e che potevano portare ad una loro sostanziale schiavitù.

I discepoli tornano, sono soddisfatti (oggi diremmo hanno fatto tanti iscritti), si aspettano elogi, si aspettano di essere a loro volta serviti.

Ma il Cristo li gela: no, voi dovete dire “siamo servi inutili, abbiamo fatto solo il nostro dovere”.

Per capire in pieno l’espressione “servi inutili” potremmo quindi tradurla con “servi che hanno scelto una giusta causa” e che, quindi, non devono cercare altri utili o altre ricompense.

Attualizzata questa espressione, il monito che può essere rivolto a tutti noi, militanti della Uil e della Uiltucs, dai delegati ai segretari generali è questo: non aspettiamoci chissà quali ricompense per il nostro lavoro, deve bastarci la coscienza di essere al servizio della causa dei lavoratori!

“Servi inutili”

Congresso, grandi discorsi, applausi,

qualche passo di danza addirittura!

Ora tutto è finito e nel silenzio

lo spazio della “nuvola” (1) dilata.

Fuori, un vento che sa d’estate

trascina polvere e qualche foglio di giornale:

gli ultimi amici sono andati via,

siamo solo inutili servi.

Ma questi specchi di vetrine addormentate

riflettono dei volti conosciuti

nei nostri mille posti di lavoro,

madri di famiglia e cigli asciutti

che chiedono una parola di speranza.

Servi inutili, è questa

la vostra paga.

 

  1. E’ una nuova struttura ne quartiere dell’Eur a Roma, progettata dall’arch. Fuksas, con l’obiettivo di diventare un centro congressi all’avanguardia, con una vastissima capienza, una delle maggiori d’Europa. Il centro congressi può ospitare 8 mila persone di cui 2 mila solo all’interno del cuore del progetto, la cosiddetta “Nuvola”, che fa riferimento al particolare disegno dell’auditorium, interno alla “teca” in vetro ed acciaio.

 

 

Canto dal cuore della Terra

Poche parole per introdurre la seconda poesia: il tema centrale è l’uomo, sempre in bilico tra la violenza che porta nel cuore, che genera guerre uccisioni massacri, e la sua capacità e possibilità di governare il mondo senza prevaricazioni e sfruttamenti.

Non si tratta di vedere la realtà con occhi ingenui, ma di avere fiducia negli “uomini di buona volontà”, che sappiano ritrovare e far prevalere valori come la pace e l’armonia con la natura.

Canto dal cuore della terra

 

Mentre, verso il centro della Galassia,

ad oltre

duecentoventi Kilometri al secondo,

viaggia la Terra,

 

qui, nella foresta amazzonica,

tra gli alberi che si innalzano

irridendo qualunque grattacielo,

corolle dai violenti colori

imitano piume di pappagallo,

uccelli dai becchi più strani

s’agitano insieme alle scimmie,

con movimenti solenni

strisciano serpenti

e occhi di predatori

hanno la leggerezza di rasoi.

 

Ancora con le risorse della madre,

al ritmo di questo immenso organismo,

vivono uomini.

Ma fino a quando?

 

In altri posti, dovunque le città,

ora geometricamente regolate,

ora, tra isole di ricchezza,

agglomerati sempre pulsanti,

e povertà e confusione e immondizia.

 

Pochi fanno soldi di carta,

intanto,

tra ciminiere e capannoni

bambini donne e uomini sfruttati,

cresce l’oriente:

anche per morire d’industria

il turno è cambiato.

 

Mentre, verso il centro della Galassia,

ad oltre

duecentoventi Kilometri al secondo,

viaggia la Terra,

dovunque il seme della vita,

dovunque il seme della morte.

 

Il metallico fiore della guerra

sparge il suo polline marcio

e cadaveri abbandonati per le strade.

Schegge impazzite, ma uomini ancora?

Di nuovo esodi biblici,

in cui

l’unica meta è l’altrove.

 

Verso il centro della Galassia,

ad oltre

duecentoventi Kilometri al secondo,

viaggia la Terra.

 

Certo ancora ci commuove

la balena che allatta,

ma perché sempre tifiamo

per il ghepardo che insegue la gazzella?

E’ questo il nostro peccato originale:

figli di una natura violenta,

quando vedremo il lupo

dimorare con l’agnello

o d’erba cibarsi il leone?

 

Un seme di speranza

è stato gettato,

è morto per rinascere,

di nuove terre è questa la promessa,

di nuovi cieli per i nostri orizzonti.

 

Verso il centro della Galassia,

ad oltre

duecentoventi Kilometri al secondo,

viaggia la Terra.

 

 

 

 

 

 

 

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