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L’inverno è arrivato e, come al solito, si presenta come una stagione ambivalente: da una parte la durezza del clima, che mette l’uomo in grande difficoltà, dall’altra la fecondità di quello che si sta sviluppando nel profondo della natura e dei nostri cuori.

Ci sembrano ancora di grande attualità alcune nostre riflessioni che abbiamo condiviso con voi lo scorso anno. Per questo motivo ve le riproponiamo.

“Ancora oggi, nonostante il riscaldamento globale, l’inverno si presenta con tutto il suo rigore, ma anche con la sua particolare bellezza. Certo, per apprezzarla, l’uomo deve essere attrezzato per affrontare il freddo e le basse temperature che spargono gelo in tutti gli ambienti in cui viviamo. Al povero rimane solo la lotta per sopravvivere alle dure condizioni della stagione (avrei anch’io da citare qualche episodio negativo, tratto dalla mia esperienza di quando ero bambino…).

Ma torniamo alla nostra visione della stagione: non ci sono più i suoni e i colori dell’autunno, ma l’inverno ha anche una sua bellezza nascosta, che si apre a chi sa vederla.

Ma, soprattutto, non è una stagione morta. Mentre la natura soffre in realtà sta “progettando” e creando, nelle sue profondità, le condizioni per la nascita di nuova vita.

Così è anche per l’uomo e a questo proposito potremmo citare la lettera di Paolo ai Romani:

Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Romani 8, 19-23)”.

Due nostre poesie, la prima già pubblicata, la seconda inedita.

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Non cerco le rose a gennaio

Non cerco le rose a gennaio,

mi basta la luna e le stelle

di ghiaccio sopra gli alberi spogli.

Non cerco le rose a gennaio,

ma non dire

che la stagione è morta.

La gloria delle foglie d’autunno,

il suono di mille violini,

sono solo un ricordo.

Ma quello che marcisce

sotto la coltre di neve,

oh, quello che marcisce

sotto la bianca coltre di neve,

non è invano.

Nel silenzio solo un uccello solitario,

ancora di più il nostro cuore,

in attesa dell’alba.

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Bologna

Al gelido vento che azzurra la città

sembrano tutte trasparenti

le figure che popolano la piazza.

Il lento incedere dei bus un poco turba

la domanda di chi,

nel freddo inverno,

stende la mano.

Da gioie e dolori cuori levigati

riflettono gli squilli del sole.

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